Augusto Righi. Discorso pronunciato in Parma il 25 ottobre 1907 nel Congresso della Soc. Ital. pel progresso delle scienze. NDR: Il testo e' disponibile www.liberliber.it
Fra le più salienti scoperte ultime, quella della esistenza di masse di gran lunga più piccole della massa del più piccolo atomo conosciuto s’impone fra tutte per la sua eccezionale importanza.
Le ricerche sperimentali sui raggi catodici, compiute specialmente dal prof. J. J. Thomson e dai suoi allievi e collaboratori di Cambridge, sono di quelle che pongono una pietra miliare sulla via della scienza.
Prima di esse, e quantunque alcuni parteggiassero per una differente ipotesi enunciata da Hertz, non pochi erano persuasi, che gli effetti producentisi di fronte al catodo durante la scarica in gas molto rarefatti fossero dovuti ad uno sciame di particelle elettrizzate negativamente, alle quali la forza elettrica esistente fra gli elettrodi imprimeva una grandissima velocità, e le cui traiettorie ordinariamente rettilinee costituivano i raggi catodici; ma, com’era ben naturale, si pensava, che quelle particelle altro non fossero che atomi e molecole.
Fu solo quando, sotto l’impulso e colla guida d’una geniale intuizione, e con svariati metodi e disposizioni sperimentali, fra cui notevolissima quella che consiste nel provocare l’incurvamento dei raggi catodici col far agire su di essi un campo elettrico ed un campo magnetico, si giunse a misurare approssimativamente la velocità delle particelle in moto, ed il rapporto numerico fra carica elettrica e massa materiale di ciascuna, e poi anche direttamente e separatamente la detta carica, che fu giuocoforza riconoscere, essere quelle particelle qualche cosa di nuovo e di diverso da qualsiasi atomo conosciuto.
Si trovò infatti, che ciascuna di quelle particelle, mentre trasportava una carica elettrica numericamente eguale a quella d’ogni ione elettrolitico monovalente, era dotata di una massa di poco maggiore della duemillesima parte della massa d’un atomo d’idrogeno, e che tale massa risultava sempre sensibilmente la stessa, qualunque fosse la natura del gas rarefatto e quella degli elettrodi adoperati.
Questo notevolissimo risultato non poteva non richiamare alla mente l’antico ed attraente concetto dell’unità della materia. Sembrò infatti naturalissimo il considerare le minutissime particelle catodiche come gli elementi costitutivi primordiali di ogni atomo.
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Se le prime ricerche sulla natura dei raggi catodici non si possono citare, fors’anche per la loro stessa indole, come modello di rigore scientifico; se qualche volta si profittò della circostanza, che la complessità e la difficoltà delle esperienze non permettevano di raggiungere nei risultati numerici che un debole grado di approssimazione, per concludere all’accordo fra le previsioni e i risultati stessi; è però doveroso il proclamare, che raramente si rivelò con sì piena evidenza come in questo caso l’immensa utilità, che la imaginazione d’un uomo di genio, incanalata e diretta da una vasta coltura scientifica, può recare al progresso della scienza. E da ciò dobbiamo trarre un buon consiglio. Se è dovere nostro l’indirizzare i nostri allievi alle pazienti ricerche, addestrarli alle rigorose misure, che sole possono fornire il necessario controllo ai concetti sintetici e alle teorie, non dobbiamo però cadere in esagerazione nel frenare la loro fantasia, non dobbiamo rendere troppo scettici ed utilitari coloro, cui natura donò forse un felice intuito scientifico.