Data invio: venerdì 19 novembre 2010 12.55
Oggetto: ciao
Ciao, Roberto, come stai?
Io sto abbastanza bene e da qualche tempo penso a cosa posso fare per scrivere
qualcosa che abbia ai miei occhi un senso, una continuità, una utilità.
Forse perché sono da tanto lontana dalla scuola e ho perso la visione della
misura comune, forse perché non ho una solida fiducia in me stessa, forse perché
per riuscire ad entrare nel merito di una questione ho sempre bisogno di partire
da una esigenza vera che mi solleciti e mi motivi ad aprire uno spiraglio di
testa, forse perché non ho e non riesco a farmi un progetto, non riesco a
credere in uno scopo che possa andare a buon fine, non riesco a darmi un
obiettivo verso il quale impegnarmi con convinzione...
Mi sovvengono spesso le numerose volte in cui ho investito tante energie per
poi ritrovarmi con pacchi di materiale non utilizzato o le volte in cui , pur
mettendo il massimo impegno, mi sono poi sentita inadeguata, incompleta,
superata da prospettive nel frattempo evolute altrove...
So di poter contare sulla tua supervisione, ma anche su questo aspetto ho
qualche dubbio.
Io non so adeguarmi alla tua struttura espositiva, nè voglio farlo, perché sono
convinta che , per raggiungere la maestre sia necessario esprimersi in forme più
discorsive, utilizzando canali e modi che ben conosciamo.
Forse è una specie di egoismo quella che mi trattiene dal rendere disponibile
ad altri , sconosciuti, le cose che ho pensato, provato, fatto ...
Forse non so valutare se e quanto quelle cose valgono e meritano di essere fatte
conoscere.
E poi mi vengono dubbi e scrupoli. Cosa c' è di mio e cosa c' è che io prendo da
altri? Non sono in grado di distinguere.
Mi fermo. In questo momento tu stai pensando : - come rompi: con tutti gli
spunti che ti ho dato, con tutto il parlare che abbiamo fatto... ancora sei a
quel punto?
In queste settimane ho cominciato a lavorare con i maestri di Verderio, a cui
avevo fatto il breve corso a giugno.
Vado in una quinta a lavorare sul movimento, ma non sono soddisfatta di come io
conduco le attività. La maestra ha l'ansia del "programma", i bambini sono
coinvolti e disponibili tutti, anche quelli che inizialmente erano meno aperti
ad esprimersi, ma sono troppo abituati a essere pilotati con domanda-risposta e
non sono ancora capaci di ascoltarsi tra loro e continuare un discorso
articolato.
Io faccio del mio meglio, ma non so se sia il meglio che si possa fare...Sono
spesso anch'io incalzante con le domande - proprio come la maestra - e di fatto
li "piloto" o anticipo idee che devono ancora maturare. Non so quanto sono io
per mia tendenza e incapacità e quanto sono influenzata dalla situazione di
classe, così come l'ho trovata.
Una mia impressione è che la collega, nello sbobinare, taglia alcuni
interventi dei bambini, forse per brevità o forse ritenedoli scorretti o
dispersivi, per dare importanza alle "cose corrette" dette da me.
Ne viene fuori una versione che non mi piace, coerente ma priva di freschezza e
di ricchezza di idee comuni. I bambini sono ancora vincolati a ricercare nella
testa le cose che "conoscono" e che ricordano, pur mettendo ora migliore
attenzione agli aspetti osservati.
E' una consapevolezza recente e devo trovare il modo di verificare e di adeguare
la situazione.
Sono fiduciosa che pian piano l' interazione diverrà più fluida e gradevole.
Chiara, la collega che ha fatto la tesi di astronomia con la Giordano e con
me, sta lavorando quasi da sola, anche lei sul movimento e poi sulla
biodiversità. Si gestisce bene, non ha problemi, ha due seconde classi e mette
molta attenzione ai comportamenti, alle procedure, alle registrazioni... oltre
che all'operatività nelle esperienze.
Altre tre maestre hanno cominciato a lavorare con calore e temperatura.
Staremo a vedere.
Ciao, Roberto,
Ora che ho rotto il silenzio, spero di riuscire ad avviare qualcosa di utile. A
presto.
Margherita